domenica, gennaio 18, 2009

riff is king

Lunghe passeggiate e cattive mezzore sui mezzi pubblici questa settimana. Quindi tanta musica dance dalle cuffie penose dell’Ipod. Per impartire la cadenza ai tragitti. Stranamente non molto delle label preferite – Rekids, Innervisions, Philpot e una manciata di altre – ma tanti mixati di Dave Clarke, X-Press 2 fino a Little Louie Vega e altri. Sarà quest’anno la resa dei conti tra quella forma mentis che chiamano minimal e il revenant deep house? La minimal inizia a fare acqua addirittura nella roccaforte Berlino: a fronte di una sorprendente capacità di rinnovamento della sacra trimurti, principessa dei cachet, Hawtin/Villalobos/Luciano, il medio-livello ha ormai raccontato il raccontabile; nella nuova deep può succedere molto se si riuscirà a scavalcare classicismo e purismo. E Londra continua a guardare? Sarebbe bello capire cosa si dice in questo evento super-interessante ma l’impressione è che l’hardcore continuum non riesca più a spezzare la maledizione della doppia insularità nonostante diverse gemme bassline house e una funky, per ora, promettente solo quando descritta. L’irradiarsi del d’n’b nel 93 e nel 96 sembra, oggi, cosa di un’altra galassia.

domenica, gennaio 11, 2009

L'Informe


Dice Alan Licht nel riepilogo 2008 di The Wire: "Dopo che Barack Obama è stato eletto Presidente degli Stati Uniti d'America, ho visto una spilla della campagna del partito Repubblicano con su scritto Nope (una presa in giro dello slogan dei Democratici Hope). Mi ha colpito il fatto che siano usciti due libri sulla No Wave quest'anno, per non dire il No Fun festival...non per dire che lo spirito del noise, spesso interpretato come antagonista sia sullo stesso livello della mentalità "just say no" che ha animato gli ultimi otto anni di predominio repubblicano. La frase del giorno, come confermato dal discorso di accettazione di Obama è "Yes, we can" mi chiedo se guarderemo al decennio passato come quello del "No" e al futuro come quello del "Si".

Si, forse si. Non ho avuto grande interesse per il neo-noise statunitense, uno dei maggiori vettori della musica indipendente sotto amministrazione Bush. Una scena che, da un lato, ha mandato a memoria la lezione del post-industriale con le sue edizioni limitate e formati da collezionismo (si pensi al ritorno della audio-cassette) per contrastare a forza di feticismo il crollo verticale nelle vendite dei CD e, dall'altro, è rimasto incollato all'idea per cui l'assenza di grammatica e sintassi della musica pop - siano esse strutture strofa/ritornello/coda, una pur approssimativa perizia strumentale o quant'altro - sia un punto di partenza intrinsecamente interessante. Se vogliamo un punto di vista implicitamente critico (ma sostanzialmente puerile) per cui l'essere vistosamente inadatto a prendere parte all'industria dell'intrattenimento corrisponde a uno statement sull'industria dell'intrattenimento. In realtà, è uno sturm und drang formalizzato in maniera così ferrea e retrò da non aver consentito nessun tipo di evoluzione del genere, che sostanzialmente si dibatte tra umorismo fecale, feticismo Dungeon & Dragons e B-movie. Ovviamente il mio imprinting Ramones mi ha lasciato un certo gusto per l'infinatemente uguale a se stesso e, infatti, trovo alcune cose di Wolf Eyes, Prurient, Hair Police, Nautical Almanac e qualcun altro molto ben fatte. Ma anch'io aspetto che la musica indipendente (e magari anche la scena noise) entri nella sua fase YES. Forse iniezioni di Yoko Ono...