Non posso dire di aver considerato a sufficienza il senso del remake letterale di
Funny Games di Haneke a opera di Haneke stesso. Ok, l'idea di una satira del feticismo per la messa in scena della violenza risuona quando riproposta (esplicitamente) per il mercato statunitense, ma il regista che è diventato deve aver provato la sensazione di ripassare i blah blah blah sul quaderno delle elementari.